“Cara Sandra,
i tuoi versi mi hanno colpito per la loro limpidezza di stile e di cuore.
Ti sia dato un lieve e fecondo 1996”
Mario Luzi, autografo, dicembre 1995
“Ogni sua parola quindi, diventa segno tangibile della sua personalità, diventa la recita quotidiana dei drammi e delle commedie che tutti, sul proprio personale palcoscenico, sono costretti a recitare, anche quando la recita può arrecare sofferenza, specialmente se, come l’autrice de L’ora di mezzo, ci si addentra sempre di più nelle intime profondità dell’anima, dove ella ricerca le tante verità nascoste, per poter vedere il mondo da un punto di vista più ampio.Proprio come accade quando si guarda un quadro, che deve essere visto dalla giusta distanza, rispetto alle sue dimensioni. E la poesia di Sandra, è composta da tanti quadretti di vita che vanno esaminati con una particolare predisposizione, perché solo scrutandoli con occhi interessati o meglio, leggendo ogni singolo verso con personale partecipazione, si potrà scoprire la profonda sensibilità di un’anima gentile.”
Flavia Lepre (literary n.3/2009)
“ Ogni stimolo esterno si fa sentimento e quel sentimento “ditta dentro” la poesia che, con accesa emotività, intreccia l’amore ai problemi esistenziali proiettando tutto nel mondo esterno, dove però i sentimenti si fanno intimi e sacri come in un santuario privato. Si stabilisce ogni volta una relazione tra la complessità dello stato sentimentale interiore e la costruzione del testo secondo un ricco impiego di mezzi stilistici. A dominare è l’immaginazione piena di colori, di metafore e di simboli, di armonie. Con uno stile personalissimo e un linguaggio vivido di grande libertà espressiva e metrica, Sandra Evangelisti tiene sotto controllo le diverse intonazioni del suo canto di passione, di tenerezza e di sincerità, priva di inibizioni e di intellettualismo, nutrita di esperienza più che di saggezza come deve essere appunto nell’amore.”
Paolo Ruffilli, Prefazione a Intanto tutto procede, febbraio 2010
“ Il sapore del vento” è l’efficace sinestesia con cui Sandra Evangelisti apre la sua silloge che permea di sé l’ intero testo nel quale “ la cognizione del dolore” trova una costante fisicità della parola e del canto che l’accompagna s-tornando in alto il pericoloso inabissarsi del verbo poetico. “/ ed ecco allora/ ogni parola/ è divenuta/ fiore/”, “ ritornerò / fra le pareti/ del cuore / per sentire/ risuonare / una voce./” Il vento suona, armonizza, ha il gusto dei ricordi, della memoria , riporta “fra le pareti del cuore” occhi amati, luoghi di giovinezza che consolano la solitudine e proprio quando essa dichiara la sua impossibilità di volare, alto e forte si alza il verso dell’autrice “E’ l’infinita vacuità/ del nulla/ che ti chiedo/ di aiutarmi/ a vivere/. Il nulla apre a dilatazioni temporali e spaziali che vanno dal mare al chiuso delle pareti, come se niente e nessun cambiamento possa strappare un sorriso e connotare un dolore costante che si sveglia all’alba “ Ciò che fa dire: misericordia-/ allontana/ questo giorno -/ oppure:/ ecco sia fatta/ la Tua volontà/ – non riesco” a cercare briciole che indichino una cornice per l’agito, il suo senso, la bellezza del creato , l’incanto di un abbraccio, forse esistito nella frequentazione dell’assenza. E l’assenza si misura nella silloge dell’autrice come dicotomia tra il reale il sognato , nelle parole odorose della voce del vento “ non c’è amore che non trascenda il finito”.
Patrizia Garofalo, Recensione a Diario minimo, aprile 2011
“La poetica di Sandra Evangelisti è contraddistinta da un climax emotivo di coinvolgente impatto, accompagnato da un tessuto metrico e stilistico che ricorda un lirismo ermetico contraddistinto da un notevole spessore espressivo. I testi dell’autrice spaziano dal raccontare episodi di un viaggio interiore assolutamente intimo e privato, alle profondità riflessive di un costante riferimento ad un tempo eterno e ad una dimensione assoluta che tutto accoglie, interlocutrice privilegiata dello sgomento di chi scrive.”
Ginevra Grisi (literary n.1/2012)
“Amare è celebrare la vita, abbracciarla stretta, finalmente impastarla con le mani trovando mille forme diverse per viverla ogni giorno con ingenuo stupore. Si raggiunge così l’oblio di tutto, soprattutto del tempo, che rimane sospeso accanto all’oggetto del nostro amore in una ripetizione ossessiva del sogno dell’oggi. Percorriamo le pagine di questa ultima raccolta di Sandra Evangelisti e troviamo l’eco dell’amore che attraversa immutabile i secoli: concede la vita “…per sorpresa | e per incanto | sei venuto | incontro | a questa vita…” e sancisce la morte “Ed è nell’agonia | che mi hai lasciato | avvinta | dalla tua presenza | sopraffatta…”.
Solo attraverso l’amore e il desiderio, il corpo e l’anima trovano il coraggio di cantare la loro melodia alla ricerca della perfezione che solo la dissonanza/assonanza può dare. Il contrappunto del cuore suona ostinato tra le righe, dove i corpi si cercano insaziabili e le anime si interrogano sulla loro capacità di reggere il piacere e il dolore che la passione scuote con tanta intensità.
La citazione iniziale, tratta da “La gioia e il lutto” del poeta Paolo Ruffilli, accompagna l’opera della poetessa, inserendosi tra i versi, quasi come un lungo sguardo di intesa, una complicità poetica. Le pagine, infatti, sono percorse da “… la traccia luminosa | la scia che lascia | dietro di sé | quello che è stato | amato e conosciuto…”, ma soprattutto intensamente vissuto, perché, come fa eco l’Evangelisti, “…il rimpianto | non colma | l’assenza | della vita | non vissuta”.”
Patrizia Riscica (literary n. 7/2012)
“Ho avuto il piacere di conoscere e pubblicare sul mio blog le poesie di Sandra Evangelisti. Poesie nuove per azzardi verbali e sconfinamenti esistenziali. Guardano il cielo con gli occhi di un mortale.”
Nazario Pardini, luglio 2012
“Cara Evangelisti,
ricevo nel mio paese dove trascorro l’estate, la Sua raccolta di versi, ed è un prezioso accompagnamento alla luce, al vento, al molto verde di questa collina. La Sua poesia d’amore e di vita è acuta e arguta, giocosa e appassionata, ironica e fantasiosa. Il discorso è essenziale e, al tempo stesso , incisivo, netto, saporoso.”
9 luglio 2012 Giorgio Barberi Squarotti (autografo)
“Cara Sandra,
sono finalmente riuscito a leggere, seppure velocemente, i tuoi quattro libri e vi ho trovato una voce viva e calda che riesce ad affrontare i temi più variegati con una freschezza che coinvolge e illumina il percorso umano.
Hai la capacità di saper raccontare disinvoltamente e di entrare in profondità nell’animo del lettore e lo fai senza sotterfugi, con il candore della poesia e con l’incanto di chi “scopre” ogni attimo la sostanza dell’amore, della vita, del mistero.
Ormai la gran parte dei poeti odierni arzigogola e imbratta le pagine di ghirigori astrusi, tu invece hai il coraggio di dire pane al pane e vino al vino e perciò leggerti è come entrare in un universo che fibrilla e porta in onde di carezzevole musica, una musica tutta tua che penetra e scardina e ferma il tempo in immagini indimenticabili.
Ti faccio i miei complimenti e capisco ancora di più perché Mario aveva una grande considerazione di te.”
Dante Maffia , dicembre 2012
“Nella poesia di Sandra Evangelisti il punto è stilistico ed esistenziale insieme: lo stile tende a depositarsi in una scrittura chiara e cristallina; c’è sempre un «io» quale pietra di paragone del mondo, anzi, l’«io» è l’unico sistema di riferimento certo in una cornice di riferimenti referenziali incerto ed aleatorio. Ci sono dei momenti di grande efficacia espressiva («Come un cristo esangue.// Una lama nel fianco./ L’altra spezza le tibie.// Almeno/ servisse/ a qualcosa», “L’ora di mezzo“, 2008); c’è sempre l’affermazione e la sua implicita negazione. Dicevo, appunto, che il ruolo preponderante è svolto dall’io esistenziale: la storia dell’io è la storia dei suoi affetti e delle sue emozioni. È una poesia che non delega, non lascia che sia il non-detto e il non-vissuto ad esprimersi: l’affermazione diventa subito negazione. Giustamente Paolo Ruffilli in una nota di copertina parla di «santuario privato»: qui il privato diventa quasi sacro, deve essere nominato con circospezione. È un universo chiuso ma non elitario o olistico né snobistico, ciò che l’«io» sentenzia è solo una legge privata, vale solo per se stesso, e ciò lo si può verificare anzitutto per via «negativa», in un modo un po’ perverso, considerando come talvolta la scusa della finzione, quella che potremmo chiamare «licenza poetica», venga adoperata dalla Evangelisti per attenuare le conseguenze delle proprie affermazioni. In termini freudiani, si tratta di una «denegazione»: si asserisce che i fatti narrati sono immaginari, che i giudizi espressi sono letterari, per evitare censure di vario tipo. Questa modalità è particolarmente interessante perché è la prova più forte – appunto per via indiretta, di denegazione – di quanto l’immaginazione sia intrisa di realtà.”
Giorgio Linguaglossa, agosto 2013
Magnifica! Che scoperta vivida, fresca e saporita la tua poesia! Sono briciole del pane degli Angeli che dovrebbero beccare tutti gli ucceli del bosco per riscattare l’anima fungosa degli uomini. In questi pochi versi, ma pregni di una umanità senza confini, sei riuscita a radunare il cuore di tutte le donne, le ragazze, le bambine, le madri, le sorelle, le generazioni mute, ormai senza voce dei trapassati, abbandonati sotto intrugli di macerie. Cercherò i tuoi libri in libreria. Mi sentirò libera!
Marcella Maria Volpe , settembre 2013